Che cosa è il Counseling?

In senso tradizionale, il counseling è un processo di interazione tra due persone – counselor e cliente- il cui scopo è quello di abilitare il cliente a prendere una decisione riguardo scelte di carattere personale come ad esempio come scegliere un lavoro o un corso di studi o di aiutarlo ad affrontare problemi o difficoltà speciali che lo riguardano direttamente.

Oggi sappiamo che il counseling non si occupa di curare patologie psichiche ma attraverso un rapporto valido, l’ascolto attivo, l’empatia e la parola affettiva si propone di aiutare il cliente a ricordare le proprie capacità e di aiutarlo a superare il momento di impasse che sta vivendo e che lo fa sentire distante dai propri obiettivi.

Il processo di counseling enfatizza l’importanza dell’autodeterminazione, dell’auto percezione e dell’autocontrollo: il risultato finale è misurabile attraverso il grado in cui si riesce a rendere una persona capace di azioni razionali positive, a renderla più soddisfatta, più in pace con sé stessa, più capace di condurre una vita serena e socialmente integrata.

Sta di fatto che tutti noi nasciamo da un rapporto, tra due persone e che nasciamo sani dopo aver sperimentato nell’utero materno una perfetta corrispondenza tra affetto e bisogni materiali. Durante la gestazione, infatti, il bambino cresce nel grembo materno immerso nel calore del liquido amniotico e tutti i suoi bisogni primari sono perfettamente ottemperati nel periodo gestazionale. Il ricordo sensoriale di questo primo rapporto corrispondente ci accomuna tutti.

Già dalla nascita il bambino sperimenta un primo rapporto con la luce (la stessa luce che colpendo l’occhio attiva le funzioni neuronali del bambino e lo rende, da vitale, vivo). Una luce fredda, artificiale che colpisce con forza la retina e che costringerà il bambino a richiudere gli occhi e a desiderare di tornare in quel meraviglioso calore del liquido amniotico. Ma non può. Si dovrà separare dal vecchio per dare posto ad un nuovo, per darsi la possibilità di crescere e sperimentare la vita.

Già nel prendere consapevolezza di queste poche nozioni impariamo che il desiderio che ci spinge indietro, alla situazione precedente rispetto ad un nuovo, anche se il nuovo fa paura, non è la scelta giusta per noi. Desiderare di tornare alla condizione intrauterina, infatti, significherebbe la morte. Per il bambino una morte fisica per il ragazzo che poi diventerà adulto, un senso di sconfitta.

Ovviamente, affinché la crescita dell’individuo sia più equilibrata possibile sarebbe opportuno che il bambino crescendo sperimentasse rapporti sani e corrispondenti iniziando dall’allattamento al seno in poi. Quel seno materno oltre a corrispondere nutrimento sarà in grado di trasmettere anche affetti.
Sappiamo che, oltre ai bisogni fisici quel seno, quel latte materno, dovrà soddisfare anche una esigenza affettiva, tramite uno sguardo, una carezza; al bambino, quindi, dovrà arrivare anche l’affetto. Tutte le volte che questo non accadrà, il bambino imparerà a nutrirsi esclusivamente di latte materiale e si sentirà soddisfatto solo con esso facendo a meno degli affetti.

Ed ecco che veniamo ad un altro meccanismo nel quale incappiamo da adulti. Se dal mondo esterno abbiamo ricevuto solo schiaffi e delusioni, decidiamo di poter fare a meno degli altri e ci concentriamo su noi stessi. Iniziamo a dedicarci solo alle cose che ci soddisfano materialmente e ci fanno sentire bene con noi stessi. Ad esempio mi dedico alla carriera, a vivere rapporti superficiali. Non mi innamoro più. Devo ricercare un equilibrio tra pancia e mente. Tra la mia parte affettiva e razionale.

Tutti abbiamo a che fare con la nostra parte razionale, ma non tutti sappiamo gestire le emozioni. O meglio, ci risulta più facile accettare una critica che accettare un complimento senza avvertire disagio o dubitare secondi fini. La paura dell’amore, di un gesto affettivo è molto comune ma grazie al rapporto con persone valide si può imparare a crescere e ad accettare che anche questo sentimento entri nella nostra vita.
Tutte le relazioni umane sono significative, nessun individuo passa nella nostra vita senza lasciare un segno positivo o negativo. Non esistono infatti, rapporti neutrali.

A seconda di quanto profondamente siamo stati segnati possiamo cercare un aiuto più idoneo che ci dia la possibilità di trasformare il nostro disagio e risolvere le nostre problematiche. Se il nostro è un problema di conflitto, di disagio mentale, di turbamento emotivo legati a stress di vita quotidiana possiamo tranquillamente affidarci a persone ben integrate e adatte come il counselor, ma se la nostra vita è segnata da un disagio psichico o da una sofferenza psichica per cui il nostro problema non si riduce ad una sfera della nostra vita ma di contro dobbiamo affrontare più aspetti della nostra realtà interna allora sarà necessario intraprendere un percorso terapeutico che andrà ad affrontare il disagio psichico nel quale ci sentiamo prigionieri. Lo psicologo, infatti, si occupa di curare un sistema di atteggiamenti cronici nei confronti del reale, una percezione alterata e soggettiva della realtà del paziente. Si dovrà occupare di riorganizzare la relazione del paziente con le altre persone e di ristabilire un equilibrio comportamentale tramite la formulazione di una diagnosi per la patologia di cui soffre il suo paziente e la proposta del suo piano terapeutico di cura.

Chi è il Counselor?

Il counselor aiuta il cliente ad approfondire la comprensione della sua situazione e ad affrontare le scelte e i cambiamenti necessari per risolvere il problema e per proseguire nella crescita personale. Il ruolo del counselor, infatti, è quello di aiutare il cliente rispettando i suoi valori, le sue risposte personali e la sua capacità di autodeterminarsi. Il counseling, infatti, si fonda su un’ottica fondata su una visione positiva dell’uomo, in cui trova spazio la fiducia nell’esistenza di concrete possibilità di cambiamento e di miglioramento delle condizioni di vita, Quindi attraverso, l’incontro tra due persone, counselor e cliente si crea una relazione d’aiuto capace di catalizzare e promuovere il cambiamento e la migliore utilizzazione delle risorse a disposizione.
Il fattore umano del counselor diventa fondamentale affinché questa relazione porti i risultati proposti e principalmente attraverso l’ascolto attivo e la comprensione empatica, che facilitano la comunicazione, e il colloquio.

Mancando, però una vera definizione di counseling e counselor possiamo dire che il counseling può variare in modo sostanziale a seconda del tipo di formazione e l’orientamento teorico del counselor; le tecniche impiegate; le persone coinvolte; i rapporti che si stabiliscono fra consulente e cliente e i comportamenti che si determinano; il problema riferito; il fine; la durata prevista per l’intervento e i risultati attesi.
Resta però chiaro che il counselor instaura con il cliente una relazione d’aiuto e che è orientato ad operare più sulla salute e il benessere della persona (salutogenesi) che sulla patologia settore, come abbiamo detto, riservato agli psicologi.

Nel tentativo di fare un po' di chiarezza, nel 1992 Russel, Dexter e Bond hanno determinato cinque tipi di categorie di intervento: befriending, advice, guidance, counseling skills e counseling professionale.
Il befriending è un tipo di intervento amicale ma che non è supportata da competenza o consapevolezza di aiuto. In questo caso il counselor veste il ruolo di amico per dare un sostegno pratico ed emotivo per i soggetti socialmente più isolati.

L’intervento di advice (consiglio) si prefigge lo scopo di offrire informazioni e suggerimenti per aiutare il cliente. La relazione in questo caso è breve e finalizzata allo scopo di risoluzione del problema specifico.
La guidance si propone di costituire una relazione più a lunga durata con consultazioni prolungate che orientano il cliente verso l’esplorazione del problema. Durante questi incontri il counselor fornisce informazioni e suggerimenti.

Il counseling skills si riferisce, invece, alle competenze e abilità di comunicazione e relazione tipiche del counseling e possono essere utilizzate da diverse figure professionali per migliorare la prestazione lavorativa del cliente.

Infine, con la definizione di counseling professionale si intende quella forma di aiuto professionale e specifico che ha il fine di offrire tempo, attenzione e rispetto ad una o più persone che si trovano in difficoltà.
Il counseling ha, quindi, lo scopo di aiutare il cliente a trovare una soluzione alle sue difficoltà in maniera autonoma e personale, il consiglio, invece, è una soluzione precostituita, unilaterale e di poca utilità e flessibilità poiché se la soluzione del problema parte dal counselor, il cliente non imparerà ad essere autonomo e quindi a risolvere i suoi problemi presenti e futuri facendo conto sulle proprie capacità.
Per questo è importante non confondere la figura del counselor come colui che dà consigli ma sarebbe più opportuno riferirsi all’etimologia corretta della parola counseling che deriva dal termine latino consulo, che significa avere cura di, venire in aiuto. In senso etimologico, quindi, il counseling è un intervento di aiuto, un modo per prendersi cura di un’altra persona.

La relazione di counseling può variare a seconda dei bisogni ma riguarda i compiti evolutivi ed è rivolta a risolvere problemi specifici, a prendere decisioni, a fronteggiare momenti di crisi, a sviluppare una migliore visione e conoscenza di sé e ad elaborare sentimenti connessi ai conflitti personali o a migliorare le relazioni con le altre persone.

Il counseling non si propone di affrontare problematiche collegate o derivanti da psicoterapia ma di gestire difficoltà connesse ai compiti evolutivi del cliente.

Con il termine compito evolutivo mi riferisco ai compiti tipici che ciascun individuo si trova a sostenere nelle varie fasi del proprio sviluppo. Ciascuna fase è determinata da cambiamenti interni e esterni all’individuo e comporta il superamento di compiti specifici di quella fase. L’adolescenza, per esempio, è una fase in cui lo sviluppo individuale della persona si trova ad affrontare compiti evolutivi connessi alla formazione e al consolidamento dell’identità. L’accettazione del proprio corpo, la scoperta della sessualità, la formazione di legami affettivi e di amicizia al di fuori del nucleo della famiglia, la gestione e la negoziazione dell’autonomia e del proprio ruolo rispetto alla famiglia sono tutti compiti evolutivi importanti che scatenano crisi profonde del ragazzo che se non superate determinato insicurezze dell’adulto futuro.

I cambiamenti e adattamenti necessari dopo una crisi e un trauma, quindi, se non raggiunti, possono dar vita ad una disorganizzazione della vita della persona o addirittura ad uno stallo. Si può affermare che, finché esiste una crisi, sebbene comporti un cambiamento più o meno caotico e disfunzionale si può trovare una soluzione. Ciò che bisogna tentare di evitare è il mantenimento di una posizione di stallo troppo prolungata e pericolosa per ridurre il rischio di esiti negativi.

È importante ribadire che il counseling, di norma, è un intervento breve che si risolve con dieci/ quindici colloqui ed è finalizzato alla risoluzione di un problema specifico. Si colloca in un’area fra l’intervento socioeducativo e terapeutico. Si propone principalmente di fare prevenzione, si fa promotore della salute e della qualità della vita e della piena utilizzazione delle risorse a propria disposizione.

Il Counselor è un professionista di aiuto, un Helper che accompagna la persona verso mete e obiettivi che ci si è prefissati, e aiuta a fare in modo che ognuno possa dare il meglio di se stesso nei vari contesti sociali e privati come nella vita personale, nella scuola, nel lavoro, nei rapporti di coppia e familiari.
Il Counselor non dà consigli, non offre soluzioni, non indica scorciatoie e non fa terapia ma attraverso un
percorso di crescita, di responsabilizzazione, di maturazione conduce il cliente alla scoperta di un futuro diverso.

Capita a tutti nella vita di attraversare dei momenti difficili. Questi momenti sono caratterizzati, per lo più, da una così detta "fase di transizione" ovvero da un cambiamento: personale, scolastico, professionale, amicale, etc.

Durante la nostra vita accadono delle cose che, pur essendo del tutto normali (nasce un figlio, cambia il lavoro, si chiude un ciclo scolastico, etc.), spesso ci lasciano in una situazione di empasse rispetto alla quale non sappiamo bene come muoverci.

Il counseling è utile quando...

• dobbiamo prendere una decisione difficile che riguarda la nostra vita personale o professionale;
• dobbiamo raggiungere un obiettivo che ci siamo posti, ma incontriamo delle difficoltà;
• ci troviamo di fronte ad una scelta lavorativa;
• vogliamo riorganizzare le nostre relazioni familiari, magari in seguito ad una separazione o ad un divorzio;
• i figli diventano grandi e lasciano la loro famiglia d'origine;
• quei figli siamo noi e non sappiamo più come rapportarci alla nostra famiglia d'origine;
• si costruisce o si ri-costruisce un nuovo nucleo familiare;
• incontriamo dei problemi nella vita di coppia;
• incontriamo difficoltà nella carriera scolastica (ad esempio siamo bloccati nella scelta dell'università o nel sostenere un esame);
• ci troviamo in delle situazioni dove, da soli, sentiamo di non farcela

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